“Politica e Religione – Costruire il popolo”

lunedì 16 gennaio - ore 18.00-19.30

Il tema di questo incontro è: “Politica e Religione -Costruire il popolo”. Il
paragrafo 220 dell’“Evangeli Gaudium” ci ricorda: In ogni nazione, gli abitanti
sviluppano la dimensione sociale della loro vita configurandosi come cittadini
responsabili in seno ad un popolo, non come massa trascinata dalle forze dominanti.
Ricordiamo che «l’essere fedele cittadino è una virtù e la partecipazione alla vita politica
è un’obbligazione morale» 1 . Ma diventare un popolo è qualcosa di più, e richiede un
costante processo nel quale ogni nuova generazione si vede coinvolta. E’ un lavoro lento
e arduo che esige di volersi integrare e di imparare a farlo fino a sviluppare una cultura
dell’incontro in una pluriforme armonia.
Come si costruisce un popolo? Come si diventa popolo? Come ci ricorda
Giuseppe Lazzati, costituente della Repubblica, la politica è “l’arte di costruire la città
dell’uomo a misura d’uomo”, cioè l’arte di umanizzare la città. Per Papa Francesco
costruire la città vuol dire costruire il popolo, che è il volto umano della città. Questo
significa che ci sono delle persone, delle vite, delle storie, delle comunità che, in quanto
popolo, costruiscono la città. La politica è governo della città, ma anche delle relazioni
sociali. La politica sviluppa la dimensione orizzontale della vita della città. La religione è
l’esperienza di una relazione verticale. La religione è l’organizzazione del popolo
credente nella sua relazione con Dio. Politica e religione sono stati due fattori
fondamentali della storia dell’uomo, sono due sorelle che tengono per mano l’umanità.
Entrambe costruiscono il popolo, entrambe si alleano per edificare e per costruire, per
far crescere.
Il paragrafo 221 continua così: Per avanzare in questa costruzione di un popolo in
pace, giustizia e fraternità, vi sono quattro principi relazionati a tensioni bipolari proprie
di ogni realtà sociale. La realtà sociale è complessa, perché abitata da tensioni
contrapposte l’una all’altra. Tali opposizioni sono fonte dinamica di crescita della realtà,
che si sviluppa proprio in virtù di queste contraddizioni. Romano Guardini ricorre a
quattro categorie antinomiche oppositive e Papa Francesco si rifa a queste ultime:
identità/diversità, convergere/divergere, conformità/difformità, afferenza/differenza.
Queste le quattro tensioni bipolari oppositive che abitano la realtà complessa in cui
viviamo. Il Papa propone i seguenti quattro principi: il tempo è superiore allo spazio,
l’unità è superiore al conflitto, la realtà è superiore all’idea, il tutto è superiore alla parte.

1 CONFERENZA DEI VESCOVI CATTOLICI DEGLI STATI UNITI, Lettera pastorale Forming Consciences for
Faithful Citizenship (novembre 2007), 13.

 Il tempo è superiore allo spazio. Relazione di Manuela Dimitri: Papa Francesco
parla della continua tensione tra la pienezza e il limite. La pienezza è ciò a cui aspiriamo
nella vita, ma ci sono sempre i limiti che caratterizzano la nostra esistenza. Una delle
conseguenze di questa tensione è la differenza tra il tempo e lo spazio, non considerati
nel loro significato scientifico e fisico, ma nelle accezioni proprie del Papa. Il tempo è una
visione a lungo termine, lo spazio è una situazione particolare a breve termine. Chi si
occupa di politica deve prediligere una visione ad ampio raggio e scartare le situazioni
momentanee di convenienza. Lo spazio è associato al verbo occupare. Il tempo è
associato al verbo iniziare. Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza,
senza l’ossessione dei risultati immediati. Esso aiuta a sopportare con pazienza situazioni
avverse e i cambiamenti dei piani, che il dinamismo della realtà impone. Uno dei peccati
che a volte si riscontrano consiste nel privilegiare gli spazi del potere al posto dei
processi del tempo. Il Papa si rivolge sia alla politica, sia alla religione. Il magistero non
deve sempre dare direttive in ogni aspetto della vita del cattolico, ma come un padre che
vuole dare fiducia al figlio, deve avviare dei processi di educazione, spiegando cosa è
bene e cosa è male. Da un punto di vista pastorale, non si deve controllare uno spazio
limitato tra ciò che si può fare e cosa non si può fare, non possiamo prevedere cosa
accadrà e cosa non accadrà. Si devono avviare dei processi a lungo termine e mettere da
parte le situazioni momentanee. Abbiamo il dovere morale di portare il Signore in
politica e dobbiamo rifiutare il pragmatismo, cioè la soluzione dei problemi con soluzioni
comode ma a breve termine. Questa prospettiva ci guida con fermezza nel cammino
sinodale della Chiesa.

L’unità è superiore al conflitto. Relazione di Stefania Labbruzzo: Papa Francesco
propone quattro principi, per costruire un popolo in pace, giustizia e fraternità. Essi sono:
il tempo è superiore allo spazio, l’unità è superiore al conflitto, la realtà è superiore
all’idea, il tutto è superiore alla parte. Il conflitto esiste, non possiamo negarlo, né
ignorarlo, tantomeno dissimularlo. Dobbiamo accettarlo, non facendoci intrappolare da
esso, per non perdere la giusta prospettiva. Subire il conflitto implica la perdita del senso
di unità. È per questo che bisogna accettarlo, risolverlo e ricondurlo all’unità. Non
possiamo ignorarlo, lavandocene le mani e continuando la nostra vita. Non possiamo
rimanerne prigionieri, perdendo l’orizzonte e frammentando la realtà. È possibile creare
comunione nelle differenze, è possibile superare il conflitto, è doveroso riconoscere la
dignità altrui, è indispensabile andare oltre le diversità. La solidarietà deve diventare uno
stile di vita, uno stile di costruzione della storia, che permetta di raggiungere l’unità,
elemento essenziale per generare nuova vita. Ricondurre il conflitto all’unità non vuol
dire puntare a un caos multiforme, a un sincretismo confuso. Tutti gli elementi presi in
considerazione devono conservare le potenzialità delle polarità che li caratterizzano ed
essere ricondotti a un piano superiore che comprenda e preservi ciascuna di esse. Cristo
ha unificato e riconciliato tutto in sé. La pace è il segno di questa unità. Cristo ha
unificato il mondo e l’ha pacificato con il pane spezzato nel cenacolo e col sangue versato sulla croce. Il conflitto nasce dal opposizioni, polarità, contraddizioni, tensioni, contrasti, differenze, ma tutto ciò deve prima essere risolto nell’interiorità di ciascuno di noi.
La dispersione dialettica non può avere il sopravvento e i frammenti devono essere
riuniti per riformare l’unità. Siamo un cuor solo e un’anima sola, siamo tutti membra di u
unico corpo che è la Chiesa di Cristo. Lo Spirito Santo contribuisce ad armonizzare tutte
le diversità, superando il conflitto tra tesi e antitesi in una nuova sintesi. La diversità è
capace di sigillare un patto culturale, facendo emergere un costante processo di
riconciliazione. È così possibile costruire un’autentica pace sociale. Solo così si può
prospettare un avanzamento per il nostro Paese.

   La realtà è superiore all’idea. Relazione di Raffaella Carenza: Il terzo criterio
guida che papa Francesco enuncia nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium
afferma che la realtà è più importante dell’idea. Il pontefice vuole metterci in guardia dal
rischio di guardare la realtà attraverso le lenti distorte delle nostre categorie concettuali,
spesso frutto del nostro immaginario più che dell’esperienza diretta. In ogni comunità ci
sono pragmatici e idealisti, persone che guardano solo alla realtà e ai fatti concreti e
altre che vivono con la testa fra le nuvole, che hanno sempre idee nuove. Chi deve
prevalere? Che cosa è più importante: la realtà o l’idea? La risposta del papa è chiara:
“la realtà semplicemente è, l’idea si elabora.” Tra le due si deve instaurare un dialogo
costante, evitando che l’idea finisca per separarsi dalla realtà. Il papa ci invita ad avere
un atteggiamento realista di fronte alla realtà, i sogni, i grandi ideali sono importanti ed
è bene coltivarli, ma diversa è la realtà alla quale ognuno è chiamato a riferirsi. L’idea,
pur essendo luminosa, affascinante, potrebbe far correre il rischio di confondere l’ideale
con la realtà e quindi, farci assuefare all’idea per poi farla convivere passivamente con la
nostra vita ordinaria. Da qui, lo sviluppo di una certa pigrizia a ricercare la verità, perché
vivere nel sogno può essere più piacevole del risveglio. Nel mondo incontriamo cose
diverse e di cui possiamo farci idee diverse, ma tutto questo è possibile solo per il
primato dell’esistenza. Ci può essere incertezza sul grado di conoscenza degli oggetti, ma
non sull’esistenza di qualcosa che si offre alla conoscenza, sul semplice fatto che ci sia
qualcosa. L’incertezza riguarda l’essenza delle cose, non la loro esistenza, così come il
primato della realtà non riguarda l’evidenza degli oggetti, ma la loro esistenza:
un’esistenza di cui non possiamo non prendere atto. Pensiamo alla politica: i politici
formulano molti progetti e proposte logiche e chiare, magari affascinanti, ma che poi
non si realizzano. Si fa solo tanta retorica, si fanno tante promesse, si portano avanti con
forza le proprie ideologie, senza ascoltare ciò che di buono può esserci anche nel
pensiero altrui…questo solo per un interesse personale, non certo per aiutare la
collettività. Ecco perché la gente non ha più fiducia in chi fa politica… ecco perché
purtroppo molti, sbagliando, non sentono l’esigenza di andare a votare. Questo terzo
principio lo potremmo chiamare il “principio di realtà” ed esso, per noi cristiani, ha il suo
fondamento nel mistero dell’incarnazione di Dio: «il Verbo di Dio si è fatto carne»
diventando una persona concretamente immersa nella storia e nella cultura (palestinese) di quel tempo ben preciso. Questa deve essere la strada della Chiesa e della sua missione evangelizzatrice. Questo comporta di tener conto e di valorizzare la storia e
la tradizione della Chiesa che non deve essere messa da parte per progetti nuovi non
verificati nella realtà. Così la Parola deve essere “realizzata” (messa in pratica) e
produrre opere di giustizia e di carità nella realtà storica di oggi e di qui. La Parola deve
essere radicata nella realtà, altrimenti la missione si costruisce sulla sabbia. Non è raro il
caso che queste idee senza fondamento nella realtà nascondano la realtà. Tra le forme
di «occultamento della realtà» il papa enumera certe forme di religiosità spiritualista che
dimenticano la condizione umana, oppure l’accettazione di qualsiasi posizione
intellettuale senza verificarne la possibile realizzazione, oppure quei bei discorsi campati
in aria, i fondamentalismi antistorici di chi, in nome di idee religiose, va contro la storia
(pensiamo al fondamentalismo islamico o cristiano), oppure il moralismo senza cuore, gli
intellettualismi senza saggezza…, tutte espressioni di un mondo non più umano.

Il tutto è superiore alla parte. Relazione di Lino Prenna: Il tutto non è mai la sola
somma delle parti. L’orologio è un tutto che mette insieme vari pezzi, ma i pezzi sono tra
loro relazionati. Il tutto è relazione delle parti e non mera addizione delle stesse. Questo
è un concetto utile per esemplificare l’idea di sistema di totalità rispetto alla parzialità. Il
tutto è la capacità di mettere in relazione le parti e non semplicemente di affiancarle. Il
tutto è superiore alla parte. La parola partito deriva da parte. Quindi il partito è una
parte. Pietro Scoppola, grande storico, scrive “La Repubblica dei Partiti”, libro in cui fa
una analisi della democrazia del dopoguerra. In tale periodo storico, i partiti, nati come
parti, si sono proposti come tutto. La crisi dei partiti avviene quando essi occupano le
istituzioni e ignorano di essere parte. I partiti esagerano, cercano di identificarsi con le
istituzioni e di proporsi come il tutto risolutivo della politica. È la totalizzazione di un
processo. Ma il tutto non è assolutizzazione della parte, il tutto è in ciascuna delle parti,
che conservano la loro natura originaria. L’Eucarestia, come ricordato nella sequenza del
Corpus Domini, è tutto nella parte. Gesù è tutto è nell’ostia, nella particola appunto. La
parte, se rimane tale, può rappresentare il tutto. Lo stesso vale per il concetto di
persona, la quale, pur essendo un individuo, è un tutto, poiché rappresenta la totalità
dell’essere umano, caratterizzato dall’intelligenza e dalla volontà.
Riassumendo, la realtà è complessa e non può essere semplificata. Il tempo è
superiore allo spazio: chi presiede alla vita di una comunità non deve occupare spazi
(poltrone), ma devono iniziare (avviare) processi. Iniziare processi è più importante di
occupare spazi. L’unità è superiore al conflitto: il conflitto è inevitabile, il popolo cresce
attraverso il conflitto. È bene che i conflitti nascano, nessi vanno risolti e non evitati. La
realtà è superiore all’idea: partire dalla realtà è fondamentale, il Papa è allergico agli
intellettualismi e agli astrattismi. Questo dimostra la sua indole di pastore che sa
guidare il proprio gregge. Il tutto è superiore alla parte: il tutto è relazione delle parti. Il
tutto è in ciascuna delle parti.