«La nostra città ha bisogno di una cultura nuova. Passare dalla cultura del sospetto, della maldicenza difronte ad ogni tentativo di cambiare le cose, ad una cultura del rispetto e dell’ascolto. Un monito severo quello dell’arcivescovo Filippo Santoro, intervenuto mercoledì scorso al Giubileo della Cultura, nella chiesa San Roberto Bellarmino. L’evento dal titolo «Per una cultura della Misericordia – Oltre la globalizzazione dell’indifferenza», è stato organizzato dall’Arcidiocesi di Taranto, col patrocinio morale del Comune di Taranto, dell’Università degli studi di Bari «Aldo Moro», della Camera di Commercio di Taranto e della Provincia di Taranto. «Il nostro conterraneo Aldo Moro, di cui celebriamo – ha aggiunto il presule- il centenario della nascita, parlava della: “strategia dell’attenzione”. Il rispetto e non il vilipendio, l’ascolto e non l’indifferenza che, appena se ne ha possibilità, diventa linciaggio. La nuova cultura implica un cambiamento di mentalità, una metanoia: da un io egocentrico ad un io che si realizza nell’ascolto. Come dice papa Francesco: la cultura dell’incontro. La cultura è un modo di vedere, di percepire, di giudicare di decidere che nasce dal rispetto e non dal sospetto. La cultura nasce dal giudizio che l’altro non è mio nemico, ma mio fratello».
All’interno della Liturgia della Parola sono state lette alcune brevi preghiere per i vari campi culturali. «Da una cultura individualista -ha affermato mons. Santoro- possiamo passare ad una cultura del rispetto, dell’ascolto, della valorizzazione dell’altro, sino a giungere ad una cultura della “cura dell’altro” chiunque egli sia come ci mostra la parabola del buon samaritano. Ci dice san Paolo: “l’amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morto. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro”. L’amore dimostratoci da Cristo ci strugge ed il suo amore ci fa cambiare prospettiva ci fa passare dalla globalizzazione dell’indifferenza, alla cultura della misericordia».
In un mondo «sempre più globalizzato -ha sottolineato don Antonio Rubino, vicario episcopale per la Cultura- l’indifferenza diventa l’elemento comune in tutta la società. la cultura della Misericordia, allora, si ripromette di superare questa indifferenza». L’incontro è stato presentato dal giornalista Rai Salvatore Catapano. Nell’occasione la compagnia Teatro della Fede ha offerto un lavoro inedito dal titolo «Amore che trabocca» di Alfredo Traversa, mentre l’Orchestra Magna Grecia, diretta dal maestro Piero Romano, ha eseguito brani musicali e accompagnato il coro Diocesano Paisiello nella esecuzione di alcuni canti.
L’invito che «risuona in questo Giubileo della cultura e che oggi è rivolto a tutti -ha detto ancora l’arcivescovo- è quello di una conversione, che, seguendo la bellezza della misericordia di Cristo, ci porta dalla indifferenza alla cultura del rispetto, dell’incontro per giungere alla cultura della cura. E particolarmente nel nostro territorio la cura delle persone, dei più poveri è inseparabile dalla cura dell’ambiente, della casa comune. Un segno positivo l’ho trovato in tante opere presenti nella XII Rassegna Provinciale del Volontariato della Solidarietà che si è svolto in Città Vecchia. Quando Dio tocca/commuove il nostro cuore, è impossibile non sentire il fremito per i fratelli. La commozione è un muoversi verso l’altro ed è un muoversi insieme».
La Chiesa diocesana sta mettendo in campo concretamente -ha concluso l’arcivescovo- quello che può a servizio dei più poveri e si avviano quindi alla conclusione i lavori di Palazzo Santacroce che tutti insieme abbiamo sostenuto per i nostri senza fissa dimora. Anche il monastero di Gesù Divin Sacerdote donato dalle nostre monache carmelitane va trovando via via la sua collocazione nell’accoglienza di famiglie di migranti anche se di impegnativa gestione perché richiede competenza e piena sintonia con le richieste delle istituzioni pubbliche. Dal cuore del Giubileo promosso da papa Francesco nasce un vero cambiamento culturale; l’occasione è propizia per un nuovo cammino comune».
Giacomo Rizzo