L’11 ottobre 1962 era una giornata splendida, dopo una notte di abbondante pioggia, tipica delle ottobrate romane. Piazza San Pietro era gremita all’inverosimile e, chi ebbe la fortuna di trovare posto verso la parte centrale di essa, rimase affascinato, comprendendo l’eccezionalità di quanto si stava celebrando, dallo sfilare di oltre duemila Padri conciliari che, con piviale e mitria bianca, si dirigevano verso l’ingresso della Basilica di San Pietro.
Sul volto di quei Pastori delle Chiese locali sparse nel mondo traspariva emozione, lo si può ancora oggi constatare visionando le immagini televisive o le innumerevoli foto. Tutti erano infatti consapevoli dell’eccezionalità del momento che vivevano, di cui però non conoscevano ancora l’esito e le prospettive. Erano anche presenti ad assistere al rito, che durò circa cinque ore e fu presieduto dal Papa nella Basilica Vaticana, le missioni straordinarie di ben 86 Paesi. Milioni di persone di tutto il mondo seguirono in televisione questo straordinario evento.
“Gaudet mater Ecclesia”. Furono le parole iniziali pronunciate da Giovanni XXIII dinanzi a tutti i Cardinali e Vescovi presenti nella Basilica di San Pietro: “La Madre Chiesa si rallegra perché, per un dono speciale della Divina Provvidenza, è ormai sorto il giorno tanto desiderato nel quale qui, presso il sepolcro di san Pietro, auspice la Vergine Madre di Dio, di cui oggi si celebra con gioia la dignità materna, inizia solennemente il Concilio Ecumenico Vaticano II”.
Il Papa si era in precedenza preparato con gesti concreti a quel solenne inizio, infatti, dal 10 al 17 settembre si era ritirato nella Torre di San Giovanni per un ritiro spirituale, il 4 ottobre si era recato in pellegrinaggio al Santuario di Loreto e ad Assisi, il 7 ottobre aveva indetto una processione da Santa Maria Maggiore a San Giovanni in Laterano.
Dopo le innumerevoli preghiere chieste a tutti i battezzati e un laborioso lavoro di preparazione, Giovanni XXIII si rivolge ai fratelli nell’Episcopato invitandoli ad iniziare il loro lavoro: “Che il vostro impegno e il vostro lavoro, ai quali sono rivolti non solo gli occhi dei popoli, ma anche le speranze del mondo intero, corrispondano largamente alle attese”.
Era un giorno importante quell’11 ottobre di cinquant’anni fa, un giorno che avrebbe segnato la vita della Chiesa Cattolica: iniziava il Concilio Ecumenico Vaticano II. Pronunciando questo nome Giovanni XXIII nel giorno dell’annuncio il 25 gennaio 1959, a circa novanta giorni (28.10.1958) dalla sua elezione a successore di Pio XII, dichiarava di farlo “tremando un poco di commozione, ma
insieme con umile risolutezza di proposito”. Erano trascorsi novant’anni dall’apertura del Vaticano I, interrotto da Pio IX il 20 ottobre 1970, un mese dopo la presa di Roma.
Mons. Guglielmo Motolese ha partecipato a tutti i lavori della storica assise, da giovane Vescovo, con gli altri Pastori delle Chiese di Puglia, e ogni volta che nelle conversazioni si menzionava il Concilio, e la sua importanza storica e pastorale, ricordava ai presenti che quell’Evento lo aveva profondamente maturato e cambiato.
Nei giorni 30-31 ottobre scorso l’arcivescovo mons. Filippo Santoro, di ritorno dalla partecipazione al Sinodo dei Vescovi, ha voluto ricordare, con un Convegno diocesano, sia l’importanza del Concilio Vaticano II per la Chiesa universale, ma anche la partecipazione ai lavori conciliari dell’arcivescovo Motolese, mettendo in risalto i contenuti dei suoi interventi scritti e la trasformazione attuata nella vita pastorale della Diocesi di Taranto, negli anni del suo lungo ministero episcopale.
Il tremore di commozione, che esprime Giovanni XXIII il 25 gennaio comunicando la notizia del nuovo Concilio alla Curia Romana e al mondo intero, nella Basilica di San Paolo fuori le mura, nasceva dalla consapevolezza di quanto arduo sarebbe stato il lavoro preparatorio, ma anche la responsabilità dei compiti dei Padri conciliari nell’attuare il “programma di indagare più accuratamente ed ampiamente quale fosse – affermò il Papa al termine della sua allocuzione inaugurale – in questa nostra epoca la condizione della Fede, della pratica religiosa, dell’incidenza della comunità cristiana e soprattutto cattolica”.
Il coinvolgimento di tutto il mondo cattolico in quel giorno solenne e di incalcolabile importanza, raggiunto anche nelle case dalla televisione, la sera tocca toni di grande commozione, in una piazza San Pietro illuminata dalla luce di tante candele, con le indimenticabili parole di Giovanni XXIII rivolte alla presenza degli iscritti all’Azione Cattolica Italiana radunati in una veglia di preghiera: “Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera, osservatela in alto, a guardare a questo spettacolo… Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza”.
L’11 ottobre 1962 ha fatto nascere in coloro che hanno seguito con attenzione il solenne inizio del Concilio, perché a Roma o attraverso il televisore, la sensazione che quel giorno era foriero di una profonda svolta all’interno del cattolicesimo ed ha così acceso attese e speranze.
Il XXI Concilio della Chiesa era ormai aperto!