Venerdì 16 luglio 2017 alle ore 18,30 in San Roberto Bellarmino l’arcivescovo . mons. Filippo Santoro benedirà la nuova Via Crucis del grottagliese Orazio Del Monaco.
La serata prevede, oltre al saluto iniziale di don Antonio Rubino, parroco e vicario episcopale per la cultura, gli interventi di padre Matias Augè Benet (docente di liturgia) e di suor Teresina Dessupoiu (suora del Sacro Costato). La serata sarà presentata da mons. Franco Semeraro, vicario -episcopale per la nuova evangelizzazione e parroco della basilica di San Martino a Martina Franca, con i canti eseguiti dal coro parrocchiale e dalla Sacra corale ionica.
Risale al 2004 la collaborazione della parrocchia con Orazio Del Monaco, che ha realizzato i pannelli sul presbiterio (tre su brani del Vangelo e altrettanti sui momenti salienti della vita di San Roberto Bellarmino), l’altare, l’ambone, il battistero col cero pasquale, la custodia dell’Eucaristia e infine la Via Crucis. Così riferisce don Antonio Rubino: “Quest’appuntamento ci permette di riflettere su un tema particolarmente importante: Farte nella liturgia. Le domande alle quali daremo risposta riguardano in modo particolare la capacità dell’arte di entrare nella liturgia: quando l’arte è liturgica? quando serve alla liturgia? (cf. Sacrosantum Concilium, 123). L’architettura e l’arte non compiono una funzione puramente decorativa nel contesto celebrativo, sono piuttosto parti integranti del culto. La liturgia ha bisogno dell’arte, non si può concepire una liturgia senza arte. La liturgia manifesta la trasfigurazione della realtà e l’arte è capace di evocare in modo particolare questa trasformazione, di alludere a questo processo di metamorfosi che ha come soggetto lo Spirito Santo. È dunque vero che la liturgia ha bisogno del linguaggio v dell’arte, espresso nell’architettura, nella scultura, nella pittura, nelle vetrate, nella musica Nello stesso tempo, però la liturgia cristiana deve discernere e giudicare quali opere d’ arte possano entrare in essa e acquisire la capacità di essere concelebranti, di essere mistagogiche, in grado cioè di condurre al mistero di Cristo”. La prima convinzione che lo ha guidato, nell’iniziare nel 2004 la collaborazione con Orazio Del Monaco è che l’arte è cristiana liturgica è giudicata dalla sua capacità mistagogica. ”L’arte liturgica dice – è quella che è capace di essere segno, di evocare, di narrare il mistero che si celebra. Ci sono, infatti, opere religiose che non sono in grado di essere a servizio dell’opera di Dio, così come ci sono opere in grado di essere a servizio della liturgia che però non hanno una collocazione dove la liturgia lo esige. Qui è davvero decisiva la capacità di discernimento. L’arte liturgica deve essere, anche, giudicata dalla sua possibilità di essere letta, percepita, accolta da parte dell’Assemblea che, insieme ali’ arte, celebra il mistero. Se le opere d’arte non sono lette, se non sono accolte come concelebranti, se addirittura disturbano l’Assemblea celebrante, allora occorre avere il coraggio e la forza di espellerle dallo spazio celebrativo. Secondo il mio modesto pensiero, questi sono i due criteri da tenere presenti per giudicare un’opera d’arte come liturgica, come atta a concelebrare”. “Mi auguro – conclude don Antonio Rubino – che l’arte liturgica che nel corso degli anni abbiamo lentamente realizzato e posto nella nostra chiesa parrocchiale, unitamente a una celebrazione liturgica autentica, siano strumento che ci aiuti in una lenta e profonda crescita spirituale, ci evangelizzino e facendoci incontrare il Maestro ci aiutino a renderei capaci ad annunciare il Vangelo, a esprimere pienamente la carità nella verità, incontrando, in uscita, ogni uomo come fratello in Cristo”. Angelo Diofano
Angelo Diofano