Anche il tempo è una dimensione della verità. Se consente ad esempio all’insegnamento di don Milani, a cinquant’anni dalla morte, di assurgere a esempio assoluto di coerenza, di donazione di se stessi, di amore. Anno dopo anno, la società civile e la Chiesa hanno imparato a capirlo, mentre in passato lo avevano osteggiato, ne hanno acquisito l’insegnamento e lo additano per il suo valore assoluto, per la sua prossimità al Vangelo.
A rendergli quanto merita ci ha pensato papa Francesco, nella sua visita a Barbiana che colma sicuramente un vuoto che gli anni hanno provveduto, a poco a poco, a riempire.
È quanto ha sostenuto Sergio Tanzarella, docente di Storia della Chiesa alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli, nella sua relazione al convegno “I care, don Lorenzo Milani: l’uomo, il prete, il maestro”, tenutosi nella chiesa di San Roberto Bellarmino, martedì scorso, per iniziativa dell’arcidiocesi di Taranto, presente l’arcivescovo Filippo Santoro.
Tanzarella, che don Milani conosce approfonditamente, avendolo studiato a lungo, ha affascinato il pubblico nonostante le intemperanze degli studenti dell’Archimede, iniziando con una lettura dei problemi di Taranto alla luce dell’insegnamento del parroco di Barbiana. Se a Taranto il valore della vita è così basso, per via dell’inquinamento e dell’uso distorto dello scarso lavoro esistente, vale ancor di più l’insegnamento di don Milani che ci spinge alla ricerca fondamentale della verità. Il papa ha detto a Barbiana, citando don Lorenzo: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne insieme è l’avarizia. Questo è un appello alla responsabilità. Un appello che riguarda voi, cari giovani, ma prima di tutto noi, adulti, chiamati a vivere la libertà di coscienza in modo autentico, come ricerca del vero, del bello e del bene, pronti a pagare il prezzo che ciò comporta. E questo senza compromessi”.
Tanzarella, ricostruendo la breve vita di don Milani ha ricordato e sottolineato le sue tre vocazioni: quella al sacerdozio, legata al mistero personale dell’uomo, la seconda: quella ad andare incontro agli operai sfruttati, che per la prima volta aveva incontrato nella sua missione a San Donato di Cavenzano; la terza: quella di educatore, scoperta quando era stata inviato, per punizione, nella parrocchia di montagna di Barbiana, che contava solo cento anime, che vivevano allora ai margini della società, nel completo isolamento.
La poderosa opera messa insieme da don Milani nei suoi tredici anni di permanenza a Barbiana, è una raccolta non solo di insegnamenti pedagogici, ha detto Tanzarella, ma è anche una rilettura della nostra storia come quando spiega perché tutte le guerre combattute dall’Italia dopo l’unificazione, siano state assolutamente inutili ed evitabili. O come quando, valutando le testimonianze dei nazisti che basavano la difesa dei propri crimini sull’obbedienza, affermò che l’obbedienza non è più una virtù.
Silvano Trivisani