Riflessioni a margine del Direttorio Omiletico

La Parola di Dio è distribuita nell’omelia come nutrimento del suo popolo

L’omelia della Messa deve guidare la Comunità dei fedeli a partecipare attivamente all’Eucaristia, perché i battezzati esprimano nella vita ciò che hanno ricevuto mediante la fede.

Dinanzi all’interessante ricchezza teologica e pastorale del Direttorio omiletico (=DO), ma, anche, tenendo conto della parte considerevole che Papa Francesco ha dedicato all’omelia nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, è possibile trovare in essi risposta a una domanda che spesso ci poniamo in tante occasioni.

 

Che cos’è l’omelia?

 

Il Direttorio omiletico fa notare (cf. 4) che la natura propria dell’omelia è ben colta dall’evangelista Luca nel racconto della predicazione di Gesù nella sinagoga di Nazareth (cf. Lc 4, 16-30). Gesù dinanzi ai suoi interlocutori, dopo aver letto un passo del profeta Isaia, dichiarò: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato” (Lc 4, 21).

La proclamazione della Parola di Dio è un evento e “la liturgia è l’ambito privilegiato in cui Dio parla a noi nel presente della nostra vita, parla oggi al suo popolo, che ascolta e risponde” (VD 52). Certamente Dio parla in tanti modi, ma la liturgia è un ambito privilegiato, perché è lì che si ascolta la Parola di Dio quale parte della celebrazione che culmina nell’offerta sacrificale di Cristo all’eterno Padre.

La natura liturgica dell’omelia le conferisce un significato sacramentale: Cristo è presente sia nell’assemblea riunita per ascoltare la sua parola, sia nella predicazione del ministro, tramite il quale il Signore stesso, che ha parlato una volta nella sinagoga di Nazareth, ora ammaestra il suo popolo (cf. DO 4; VD 56).

Il Documento della Congregazione per il Culto divino, nel mettere in risalto la natura liturgica dell’omelia, inizia con lo spiegare ciò che non è: “Non è un sermone su un tema astratto… non è l’occasione per offrire una dettagliata esegesi biblica… non è neppure un insegnamento catechistico… non dev’essere impiegata come tempo di testimonianza personale del predicatore”(DO 5).

Tutti questi elementi sono buoni servitori, ma cattivi padroni: sono buoni se utili alla funzione dell’omelia; se la sostituiscono non lo sono più (cf. DO 7).

Papa Francesco, a questo proposito, fa notare, nell’Evangelii Gaudium, che se uno di questi elementi, moralista-indottrinante-esegetico, dovesse essere predominate, ridurrebbe questa comunicazione tra i cuori che si dà nell’omelia e che deve avere un carattere sacramentale, poiché la fede viene da ciò che si ascolta (cf. EG 142).

Per questa ragione S. Gregorio il Teologo (+390) in una sua omelia descrive il ruolo dell’omileta, rivolgendosì così ai suoi interlocutori: “Oggi io sono nutritore per voi” (In Theophania, seu Natalitia Salvatoris, in PG 36, 317). E sant’Agostino (+ 430) esclama, al solito modo lapidario che gli è consueto: “Suona il Salmo, è la Voce dello Spirito. Suona l’Evangelo, è la Voce dello Spirito. Suona l’omelia divina, è la Voce dello Spirito” (In Ioannis tractatum, 12, 5).

Il Direttorio Omiletico, in sintesi, nel rispondere alla domanda che cos’è l’omelia afferma che essa “alla luce del mistero pasquale riflette sul significato delle letture e preghiere di una determinata celebrazione e conduce l’assemblea alla liturgia Eucaristica, nella quale si partecipa allo stesso mistero pasquale” (DO 15).

La parte seconda del Direttorio, Ars praedicandi, come conseguenza della descrizione (prima parte) del compito e del significato dell’omelia, propone esempi concreti e suggerimenti per aiutare l’omileta a mettere in pratica i principi presentati nel Documento. Non sono modelli di omelia ma abbozzi che propongono modi di accostare temi e testi nel corso dell’Anno liturgico (cf. DO 37). L’esposizione del Direttorio prende avvio dal Lezionario del Triduo pasquale, centro dell’Anno liturgico, seguono riflessioni sul Tempo di Pasqua e sulla Pentecoste. Sono poi considerate le Domeniche di Quaresima ed esempi dal ciclo Avvento-Natale-Epifania (cf. DO 38).

Quanto è proposto dal Direttorio non esaurisce tutto ciò che si potrebbe dire per una data celebrazione, si offrono semplicemente delle indicazioni su come particolari testi potrebbero essere accordati in una determinata omelia (cf. DO 38). Da esso emerge chiaro, comunque, che l’omelia è realmente la “prima carità” dei Pastori verso il loro gregge santo. E’ il racconto celebrativo, in cui i fedeli debbano essere introdotti, tra la Parola di oggi e il suo diventare Corpo e Sangue del Signore, perché possano esprimere nella vita ciò che hanno ricevuto mediante la fede.

Antonio Rubino