“Conversione ecologica e cura del pianeta”

martedì 11 marzo 18.00-19.30

Il tema di questa sera è:“Conversione ecologica e cura del pianeta”. Il tema è legato alla lettera enciclica “Laudato si’”, il cui sottotitolo è “Lettera enciclica sulla cura della casa comune”. La parola cura è legata al mondo della medicina, quest’ultimo termine deriva dal verbo  latino medeor che vuol dire curare. La medicina è l’arte della cura. La parola cura si trova nella storia della medicina, a partire dalla Scuola medica salernitana e non solo. Cura, dunque, è una parola antica. Heidegger nel 1927 pubblica un libro “Essere e Tempo”, in cui riprende il mito della cura come personificazione originaria dell’essere. Aver riproposto il tema della cura ha sollecitato la riflessione psicologica a riconsiderare la vita dell’uomo come una presenza di cura nel mondo. Heidegger distingue l’essere dall’esserci. L’essere è l’assoluto indeterminato del possibile. La determinazione degli enti reali è nell’esserci. L’uomo è l’esserci per antonomasia. Il suo compito è custodire l’essere. L’uomo, abitato dall’essere, lo prende in cura e lo custodisce. Papa Francesco non fa riferimento a questo, ma un riferimento era doveroso. Questa concezione ci serve per dire che la vita stessa si consegna alla fragilità dell’uomo. L’essere assoluto si affida alla circoscritta potenzialità dell’esserci. A noi è consegnata la cura di tutto l’essere. Il tema della cura è stato sviluppato in varie sedi, anche pedagogiche.

L’espressione casa comune ci avvicina al concetto di ecologia. La parola casa non è casuale perché la parola ecologia deriva dal greco oikos che vuol dire casa. Ecologia vuol dire discorso o scienza della casa. Il discorso sull’ecologia è lo sviluppo di come noi dobbiamo curare la casa comune, richiamandoci a un’accezione “casalinga” del mondo.

Il termine ecologia è stato coniato nel 1866 dal biologo tedesco Haeckel. La definizione che egli diede è interessante per arrivare al motivo per capire perché Papa Francesco parla di ecologia integrale. La concezione tradizionale di ecologia è insufficiente a determinare completamente la cura della casa comune. Per Haeckel l’ecologia è “la conoscenza dell’economia della natura, l’investigazione di tutte le relazioni che intercorrono tra gli animali e il loro ambiente, organico e inorganico”. Noi abbiamo sempre fatto coincidere l’ecologia con l’ambiente vegetale e animale. Francesco introduce l’accezione antropologica rispetto a quella naturalistica. In altre parole, dilata il concetto di ecologia a tutti gli organismi viventi. Il Papa parla di ecologia ambientale, economica e sociale. 138. L’ecologia studia le relazioni tra gli organismi viventi e l’ambiente in cui si sviluppano. Il termine ambiente è già stato allargato da molti pedagogisti, come Dewey e Montessori, al di là della natura stessa, estendendolo alla società. 139. Quando parliamo di “ambiente” facciamo riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita. La cura non è più solo quella della natura, curare il nostro essere nel mondo e sentirsi responsabili di ciò che accade nella vita sociale.

In questa ecologia integrale, il modo di manifestare la cura è la conversione ecologica. Il concetto di economia integrale impegna le persone e le istituzioni a darsi nuovi stili di vita, individuali e sociali, ripensare le relazioni, chiedendo un cambio di passo  e un cambio di mentalità. La parola conversione, dal greco, vuol dire cambio di mentalità, cambio del modo di pensare e di pensarci nel mondo. Il termine è spesso usato nella vita spirituale. Sant’Agostino nelle sue espressioni puntuali e incisive diceva che il peccato è aversio (allontanarsi da Dio) e non conversio (avvicinarsi a Dio). 217. La crisi ecologica è un appello a una profonda conversione interiore. Se non bastasse la responsabilità che ciascuno di noi porta nei confronti di se stesso e degli altri, almeno la crisi ecologica, che è sotto gli occhi di tutti, è sufficiente per interpellare e per provocare un cambio di mentalità. Ci sono i negazionisti dei cambiamenti ecologici, questo è uno dei peccati moderni. Negare che all’origine dei disastri ambientali c’è la colpa dell’uomo, vuol dire negare la cura dell’essere e la dinamica della vita. 217. Tuttavia dobbiamo anche riconoscere che alcuni cristiani impegnati e dediti alla preghiera, con il pretesto del realismo e della pragmaticità, spesso si fanno beffe delle preoccupazioni per l’ambiente. Altri sono passivi, non si decidono a cambiare le proprie abitudini e diventano incoerenti. Manca loro dunque una conversione ecologica, che comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda. Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana. L’incontro con Gesù deve avere un seguito, altrimenti non è fruttuoso.

L’altra volta, parlando del Giubileo, abbiamo parlato della remissione dei debiti. Oggi, dobbiamo parlare dell’altro gesto che la tradizione ebraica del Giubileo era solita praticare: il riposo della terra. I tre grandi gesti secondo il Levitico erano: il riposo della terra, la remissione dei debiti e la liberazione degli schiavi. Il Levitico dice: Ma il settimo anno sarà un sabato, un riposo completo per la terra, un sabato in onore dell’Eterno; non seminerai il tuo campo, né poterai la tua vigna (Lv 25,4). Il rimando al sabato è evidente, indica il riposo da dedicare al Signore e fare memoria del modo di agire di Dio, che ha donato la terra a tutti, dando a ciascuno il compito di curarla. L’anno giubilare serve a riconoscere che la terra è dono di Dio e che l’uomo è chiamato a custodirla, non a sfruttala selvaggiamente. Il modo di custodire la terra era farla riposare. Anche oggi, nella coltivazione, sappiamo che la terra non può essere sfruttata all’infinito ad oltranza, ma che essa ha bisogno di riposare per rigenerarsi. È il maggese, dal nome del mese di maggio, in cui si avviava il riposo della terra. Il concetto ci fa capire che la terra che noi stressiamo, con coltivazioni intensive o altro, ha bisogno di riposo. La terra genera il benessere, ma necessita rispetto. Parlare di terra vuol dire parlare del pianeta.

Negli anni Settanta del secolo scorso, il gruppo di Roma che faceva capo a Peccei aveva elaborato un documento dal titolo “I limiti dello sviluppo”. In questo documento si lanciò l’allarme sul rapido consumo delle risorse naturali, da parte delle strutture industriali. L’allarme degli scienziati riguardava la possibilità dell’esaurimento delle risorse. L’industrializzazione del territorio era arrivata a tal punto che si consumava già tre volte più di quanto le risorse potevano offrire. Rispettare la terra è il modo più responsabile per prendersene cura. La casa comune, allora, deve essere sentita da tutti come tale. In latino, communis si oppone a proprium. Comune è di tutti, la proprietà è di uno solo. È difficile mettere insieme il concetto di proprietà e di funzione sociale della proprietà, che non è appartenenza esclusiva dell’individuo, come ricorda il Magistero sociale della Chiesa. La terra è di tutti e nessuno può averne il possesso esclusivo.