La celebrazione eucaristica è al cuore della vita cristiana. Curarla con attenzione e sobrietà agevola l’incontro con il Signore, l’ascolto della Sua Parola e la Comunicazione con con il Suo Corpo. Spesso, però, i credenti la vivono come un rito arido, monotono e abitudinario, assimilando la sua struttura a un precetto da assolvere, con il rischio di svuotare la bellezza avvolgente del mistero. Atteggiamento che viene replicato anche per la preghiera e per altri atti celebrativi. Don Antonio Rubino, parroco e vicario episcopale per la Pastorale della cultura della diocesi di Taranto, con il suo ultimo volume La nube di Dio (Lev 2016) rompe questo andazzo e prova ad aprire uno squarcio autorevole di speranza, restituendo la giusta dignità alle celebrazioni liturgiche. Affonda la sua riflessione nella ricerca e nel vissuto ecclesiale e riporta le sue conclusioni nel testo con l’idea di sensibilizzare i fedeli laici e i candidati al sacerdozio. Il sussidio si rivela prezioso e aiuta ad assimilare il senso delle celebrazioni liturgiche, inquadrandole nella prospettiva di “scuola quotidiana di vita cristiana” .
Alla base un dato storico imprescindibile: l’impostazione dello stretto rapporto tra la liturgia e la vita fu la novità e, soprattutto, la scuola dell’apostolo Paolo che si trasmise alle chiese del periodo patristico. La liturgia era intesa da Leone Magno come una scuola dove s’insegna il vero, si correggono i costumi, si nutre la vita cristiana. Una sana lettura per tornare alle radici guardando al futuro.