Al termine di queste prezioze riflessioni proposte dal Cardinale Grech, da mons. Santoro e dal prof. padre Caruana, desidero ringraziare tutti, e a tutti porgo le mie considerazioni sulla Liturgia, come diakonia mistagogica, espresse nel volume che questa sera è stato così ben presentato.
Nella stesura di questo lavoro, sono partito, da una domanda, presente anche in filigrana nella Lettera Apostolica con la quale Benedetto XVI ha indetto l’Anno della Fede, e che ha sollecitato la finalità di questo saggio. Mi sono chiesto: Come può oggi il cristiano vivere la sua dimensione spirituale di scelta evangelica, pur inserito pienamente nella odierna realtà socio-culturale, confessandola pienamente e con rinnovata convinzione, celebrandola con partecipata intensità e testimoniandola con un credibile stile di vita?
Questa domanda non cela la cognizione del contesto postmoderno nel quale vive il credente.
Il fedele, infatti, è un individuo che vive la sua condizione umana in un contesto sociale e culturale, oggi, di evidente materialismo pratico amalgamato, per di più, con il pensiero relativista e nichilista. Questa condizione tende a sviluppare uno scollamento sia individuale che collettivo con la comprensione piena del significato dell’essere cristiano e con l’intelligenza del mistero celebrato per ritus et preces.
Quali sono, allora, le modalità con cui la Chiesa può offrire una risposta significativa alle grandi trasformazioni sociali e culturali del nostro tempo, che hanno conseguenze visibili anche sulla dimensione religiosa? Quali sono le sfide a cui va incontro la comunità ecclesiale?
L’ultimo Sinodo dei Vescovi, a cui ha partecipato anche il nostro Arcivescovo, è stato particolarmente profondo nell’analisi di questa condizione in cui vive l’uomo e contemporaneamente propositivo nell’enucleare l’urgenza di una nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana.
Un aspetto importante per l’Evangelizzazione nasce dalla giusta collocazione pastorale della diakonia mistagogica, propria della Liturgia. La Liturgia, infatti, pur non esaurendo tutto l’impegno pastorale della Chiesa ne è culmine e fonte. Questa sua ricchezza sacramentale, essendo un dono che Dio stesso fa al suo popolo, può incidere profondamente nella vita del battezzato. Infatti solo con uno sguardo superficiale si può leggere nel rinnovamento liturgico, promosso dal Concilio, unicamente una grandiosa riforma rituale; esso piuttosto è consistito nel riscoprire nella Liturgia la continuazione del Mistero di Cristo, del quale la Chiesa ha inteso dare, con la rinnovazione dei riti, più chiara conoscenza e più immediato contatto. Il duplice carattere teologico che ne deriva viene messo in evidenza da Benedetto XVII in un discorso tenuto al Pontificio Ateneo S. Anselmo nel 2011:
Il Documento conciliare pone in viva luce il duplice carattere teologico ed ecclesiologico della Liturgia. La celebrazione realizza contemporaneamente un’epifania del Signore e un’epifania della Chiesa, due dimensioni che si coniugano in unità nell’assemblea liturgica, ove il Cristo attualizza il Mistero pasquale di morte e di risurrezione e il popolo dei battezzati attinge più abbondantemente alle fonti della salvezza. Nell’azione liturgica della Chiesa sussiste la presenza attiva di Cristo: ciò che ha compiuto nel suo passaggio in mezzo agli uomini, Egli continua a renderlo operante attraverso la sua personale azione sacramentale, il cui centro è costituito dall’Eucaristia.
Bruno Cescon, in un suo recente saggio, ha ben evidenziato la ricchezza sacramentale di quanto realizza la Liturgia della Chiesa:
La Liturgia ricostruisce l’uomo, la persona, nella sua interezza, quella spezzata dal peccato. La santità, conferita dal battesimo e dai sacramenti, ridona volto al nuovo soggetto umano. Mentre lo ricrea ontologicamente, lo ricolloca nel mondo e tra gli uomini. Per questa ragione si può parlare di un nuovo inizio, di un nuovo manifesto di uomo, anche religioso. Si potrebbe anche concordare su un soggetto trascendentale-pratico, dove l’ideale diventa reale, in quanto l’azione liturgica, performativa in sé stessa, diventa fonte e compito di questo nuovo inizio. L’uomo diviene immagine e somiglianza di Dio nella coerenza della vita con quanto ha celebrato, non lo è soltanto all’inizio. E questo suo divenire è opera sua, della sua scienza e tecnica, del suo intraprendere economico, sociale, politico. L’uomo è chiamato ad essere protagonista della sua storia, del suo destino ma aprendosi all’Infinito. Viene così fatto nuovo, redento nel tempo attraverso l’azione della Liturgia, che rende contemporanea la salvezza nello scorrere del tempo.
A conclusione sento il dovere di ringraziare il Cardinale Prospero Grech sia per la sua disponibilità a venire a Taranto che per le interessanti considerazioni teologiche che ha formulato per noi.
Sono riconoscente al nostro Arcivescovo per l’affetto con cui ha
incoraggiato il mio lavoro e per le profonde riflessioni pastorali che ha espresso in questa occasione.
Sono grato al professore padre Caruana per il suo competente intervento, ma anche per la sua collaborazione nel percorso di stampa del libro presso la Libreria Editrice Vaticana che in questa circostanza rappresenta in qualità di Responsabile Editoriale.
A tutti voi presenti rivolgo il mio caro ringraziamento per aver accettato il mio invito ad essere qui questa sera con affetto e amicizia, augurando una maggiore sensibilità e disponibilità alla diakonia mistagogica della liturgia che quotidianamente ci viene proposta come percorso per vivere con Dio la nostra esistenza cristiana.
Grazie a tutti.
don Antonio Rubino