Nuovo Dialogo, 26 maggio 2017

Bartolo Longo: la modernità di una spiritualità evangelica

L'incontro tenuto da monsignor Caggiano 22 maggio 2017

“Bartolo Longo, spiritualità mariana e accoglienza educativa” è stato il tema dell’incontro svoltosi lunedì sera nell’auditorium San Roberto Bellarmino per iniziativa della parrocchia e in vista del pellegrinaggio programmato per il mercoledì successivo. La figura e l’opera del beato che fu “precettato”dalla Vergine Maria per rilanciare la pratica del rosario e per fare di Pompei un luogo di spiritualità incentrato proprio su una delle pratiche di preghiera più diffuse in assoluto, sono state approfondite dagli interventi di monsignor Pietro Caggiano, vicepostulatore della causa di canonizzazione di Bartolo Longo e da Lino Prenna, docente universitario.

I due interventi sono stati introdotti dal parroco, don Antonio Rubino, il quale ha sottolineato come il fondatore della Nuova Pompei, definito da Giovanni Paolo II, nel giorno della sua beatificazione, da lui voluta, da lui voluta il 26 ottobre 1980, “l’uomo della Madonna” avesse incentrato la sua missione nell’accoglienza e nell’educazione, che fecero di Pompei la città della carità.

Monsignor Caggiano ha presentato cenni biografici di Bartolo Longo che, nato a Latiano, nel Brindisino, nel 1841, compì i suoi studi giuridici a Napoli e si “trovò” in maniera del tutto casuale a calcare la terra di Pompei: avendo conosciuto la contessa Marianna De Fusco nella cappella privata di Caterina Volpicelli, oggi santa, fu da essa inviato a recuperare i frutti dei bei terrieri nella valle di Pompei, poiché era rimasta vedova e con cinque figli. Nell’ottobre 1872, trovandosi in quelle campagne desolate (Pompei non era neppure comune) fu raggiunto dal messaggio della Vergine: “Se cerchi salvezza, propaga il Rosario”, a cui rispose: “Io mi salverò, perché non uscirò da questa terra di Pompei senza aver qui propagato il tuo Rosario”.

Si mise subito all’opera, prima ritrovando a Napoli un antico quadro che il padre domenicano Alberto Radente aveva affidato a un convento femminile poi raccogliendo, a partire dal 1875, i fondi per la costruzione del grande santuario che in soli 25 anni fu completato, per diventare uno dei luoghi di culto più frequentati, con circa 2 milioni di presenze l’anno.

Passando poi ad approfondire la spiritualità mariana del beato, ha sottolineato come la preghiera del rosario sia soprattutto cristologica, perché medita sul Vangelo e sui misteri che esso ci ha insegnato. “I venti misteri del rosario si riferiscono alla vita di Gesù e di Maria e la nostra preghiera, meditata e praticata , ci porta a Gesù e Maria”.

“Non c’è dubbio che Bartolo Longo, che meditava spesso il rosario in estasi, sia stato ispirato a promuovere il culto mariano della fede che cresceva in lui e nelle altre persone che lo circondavano. Il beato è stato un potente missionario della preghiera del rosario”. Il professor Prenna, nel suo intervento, ha rimarcato  come l’opera missionaria di Bartolo Longo sia stata tesa soprattutto all’accoglienza educativa. Considerando l’accoglienza una tensione verso l’altro più che una semplice accettazione, Longo si dedicò agli altri, soprattutto ai più poveri, ma accogliendo l’altro nella sua identità, promuovendo, primo fra tutti, l’educazione dei figli dei carcerati consapevole che attraverso i figli si sarebbe potuto realizzare il riscatto dei padri. Il suo impegno era teso a formare allo stesso tempo buoni cristiani e onesti cittadini. La modernità del suo pensiero è dimostrata, tra l’altro, dal principio che egli propugnava: “Labor vincit omnia”, ovvero: attraverso il lavoro si può vincere ogni battaglia. Niente di più vero: la centralità del lavoro egli percepiva come linea guida per dare dignità ad ogni uomo, il mezzo per coniugare la fede cristiana con una vita piena.

Silvano Travisani